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Shooglenifty

2006

sabato 12 agosto 2006

Ore: 22:00 | Palco centrale

  • shooglenifty

Gli Shooglenifty sono pressoché unici nell’ambito della musica scozzese d’esportazione. Il sestetto viene infatti definito come iniziatore dell’ “acid-croft”, un infuocato e contagioso mix di musica celtica tradizionale e ritmi dance che la band stessa ha definito “hypno-folkadelic ambient trad”.
Il Chicago Tribune ha descritto la loro miscela che fa venir le vertigini e induce alla trance come una specie di “incrocio tra i Tannahill Weavers, i Phish e i Chemical Brothers.” Difficile da spiegare a parole, il loro verbo si è diffuso nel mondo di fronte a spettatori entusiasti di quanto gli Shooglenifty fanno vedere sia sul palco che su disco. Sono in tanti a credere che il nome Shooglenifty abbia chissà quali profondi significati scozzesi ma in realtà altro non è che il termine coniato dal chitarrista Malcolm Crosbie in un tapas-bar di Madrid, quando muovevano i primi passi per le strade. ‘Shoogle’ in scozzese vuol dire scuotere, agitare, muoversi, mentre ‘nifty’ indica l’abilità. Shooglenifty incidono il primo album, Venus in Tweeds, nel 1994; da allora, il gruppo non ha smesso di conquistare forza nell’abbattere i confini musicali che tenevano il folk separato dai generi pi? mainstream. Seguono altri tre dischi, ben accolti sia dalla critica che dal pubblico, tra cui un live per la Real World di Peter Gabriel. Sono stati sullo stesso palco del primo ministro britannico Tony Blair, che si è poi visto in una foto apparsa sui giornali con in mano l?album di studio A Whisky Kiss proclamare deliziato, “Comprate questo CD!”. Si sono esibiti davanti al principe di Galles (che batteva le mani contagiato dalle ritmiche irresistibili) di fianco a Robin Cook e Nelson Mandela e hanno partecipato al Bumbershoot Festival di Seattle (USA) nel ’97, a fianco di gruppi come Cornershop e Beck.

La prima uscita negli Stati Uniti, Solar Shears del 2001, permetterà loro di raggiungere un’audience ancora più vasta. Tramite l’uso di pedali distorsori ed effetti vari (senza contare le tecniche da DJ con loop, scratching, atmosfere elettroniche e campionamenti) disegnano un nuovo paesaggio sonico per le loro composizioni di ispirazione tradizionale. Il nuovo schieramento ritmico introdotto con Solar Shears non mancherà di influenzare il successivo The Arms Dealer’s Daughter, del 2003, che però lascia da parte alcune delle diavolerie elettroniche e le manipolazioni di studio, rivelando una grande abilità e le qualità di un gruppo dotato tecnicamente e capace di tenere gli spettacoli dal vivo ad altissimi livelli. Vicino nelle sonorità e nello spirito alle appena lodate virtù “da palco”, l’album prende colori da una ricca tavolozza di influenze, che vanno dalla Scozia all’Irlanda, dall’Africa all’Arabia, senza dimenticare il funk e la musica latina. A Malcolm Crosbie (chitarra), Angus R. Grant (violino), Garry Finlayson (banjo) e James MacKintosh (percussioni) si unisce il nuovo membro Quee MacArthur al basso, per dar vita ancora una volta a un Brit-folk-funk immediato e inventivo, speziato al punto giusto. Sapori che si esprimono al meglio sul nuovissimo album del 2005, Radical Mestizo, ancora una volta dal vivo tra Città del Messico e Glasgow (c’è anche Luke Plumb al mandolino). Un altro tassello per questo patchwork di world music elettroacustica.

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